Benessere animale: perché conta il sesso di chi lavora con gli animali
R4L | Newsletter 5/2025
Quando si parla di benessere degli animali da laboratorio, si pensa subito alla qualità della gabbia, all’arricchimento ambientale, al cibo, alla manipolazione ottimale o alla minimizzazione delle procedure invasive eccetera. Ma c’è un altro fattore da considerare: negli ultimi anni, infatti, la ricerca ha mostrato come persino il sesso dell’operatore/trice possa incidere sul livello di stress e quindi sul benessere degli animali.
Un aspetto che, se ignorato, può influire non solo sulla qualità della vita degli animali, ma anche sulla validità dei dati scientifici raccolti. Perché, come sempre, il benessere per gli animali non è solo una questione etica (che sarebbe comunque ampiamente sufficiente a giustificare l’attenzione nei suoi confronti): lo stress o la sofferenza di un animale hanno un effetto diretto anche sui risultati scientifici.
Abbiamo approfondito il tema, riportando i principali studi che vi sono stati dedicati, in questo articolo.
Un farmaco per le forme genetiche di Parkinson: lo studio nei topi
Non solo non esiste una cura risolutiva, ma della malattia di Parkinson non sono neanche del tutto note le cause. Almeno nella maggioranza dei casi: per un quarto circa di essi, però, è possibile ricondurla a mutazioni genetiche specifiche. È vero, la genetica è un fattore di rischio non modificabile che permette di agire solo in modo limitato per quanto riguarda la prevenzione delle malattie. Se una patologia ha una causa genetica nota, però, possiamo lavorare su di essa in termini di trattamento.
È quando ha fatto il gruppo di ricerca guidato dall’Università di Stanford, che in un recente studio ha presentato un promettente approccio terapeutico per la malattia di Parkinson dovuta a mutazioni del gene LRRK2, testato su topi geneticamente modificati. Ne abbiamo parlato qui.
Tra memoria e alimentazione: come il cervello regola quando e quanto mangiamo
Non è solo lo stomaco a suggerirci cosa e quanto mangiare: infatti, il comportamento alimentare degli animali, umani inclusi, è guidato infatti tanto dagli stimoli metabolici quanto da processi mnemonici.
Se questo aspetto era noto dal punto di vista scientifico, e molto importante nel contesto di patologie come quelle del comportamento alimentare (ma anche per esempio nella demenza), meno chiaro è come si realizzi dal punto di vista neuronale. Ora, uno studio condotto sui ratti e pubblicato su Nature Communications, ha rivelato i meccanismi cerebrali che mettono in relazione la memoria e l’alimentazione: lo abbiamo raccontato in questo articolo.
Autismo e proteine neuronali: uno studio svela nuove vulnerabilità
I modelli per lo studio delle basi genetiche dell'autismo sono a oggi poco standardizzati e non consentono di indagare questa complessa condizione in modo efficace. Ora, però, un gruppo di ricerca giapponese ha creato 63 linee cellulari di topo con mutazioni genetiche associate all’autismo. Questo modello, realizzato con tecniche avanzate di editing genetico, ha permesso di osservare come tali mutazioni - e in particolare le copy-number variations (CNVs), ovvero duplicazioni o delezioni di segmenti di DNA che spesso coinvolgono più geni - influiscano sui neuroni: qui il nostro approfondimento.
Organoidi di pipistrello: un nuovo modello per studiare i virus zoonotici
I pipistrelli sono un importante serbatoio di virus zoonotici; eppure, della relazione tra questi virus e i pipistrelli sappiamo relativamente poco. In questo contesto, gli animali da laboratorio non possono fornirci molte informazioni: questi virus non si replicano bene in specie diverse dai chirotteri né, d’altronde, i pipistrelli possono essere allevati facilmente in laboratorio. Come ottenere allora un modello sperimentale realistico?
Un nuovo studio, che abbiamo riportato qui, mostra quanto preziose possano essere le New Approach Methodologies (NAM), quelle a volte chiamate più genericamente “metodi alternativi”: il nuovo lavoro ha infatti creato per la prima volta una collezione diversificata di organoidi di pipistrello, derivati da diverse specie, che permette di isolare nuovi virus, studiare le infezioni e testare farmaci in un unico sistema